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I nuraghi: identità e creatività contemporanea

<h2>I nuraghi: identità e creatività contemporanea</h2>

La civiltà nuragica ricopre un’importanza straordinaria, non solo per longevità e peculiarità ma anche per importanti scambi e contaminazioni con altre culture. A lungo sottovalutata, financo a livello locale, fu riscoperta alla fine dell’Ottocento e fortemente alimentata dalle scoperte archeologiche della prima metà del Novecento. Un’operazione di recupero che si è sviluppata in modo particolarmente incisivo negli anni Cinquanta, quando artisti e intellettuali sardi hanno cominciato ad attingere all’eredità nuragica come a un riferimento essenziale nella ricostruzione di una rinnovata identità isolana. Del resto, secondo alcuni studiosi, da sempre questo patrimonio ha influenzato la cultura e le tradizioni del popolo sardo, così come il forte e costante peso delle dominazioni straniere ha lasciato il suo segno. 

Il grande archeologo e intellettuale Giovanni Lilliu ne era profondamente convinto:

«la Sardegna, in ogni tempo, ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata, ma di avere sempre resistito. Un'isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza»

Lilliu fu tra i protagonisti di questa riscoperta del passato: insieme a Gennaro Pesce organizzò, tra il 1949 e il 1950, due mostre imperniate sui bronzetti nuragici, allestite all’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Eventi che catturarono l’attenzione nazionale e internazionale per l’importanza storica ma anche per la grande forza espressiva delle opere esposte. Inoltre, Lilliu guidò nel 1951 le operazioni di scavo, scoperta e valorizzazione dell’area archeologica di Su Nuraxi a Barumini, un imponente complesso nuragico costruito in diverse fasi a partire dal XV secolo a.C. e formato da un esteso villaggio di capanne sviluppatosi tutto intorno nel corso dei secoli successivi. Il sito archeologico di Su Nuraxi di Barumini è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’umanità nel 1997, in quanto rappresenta una «eccezionale risposta alle condizioni politiche e sociali» e «un uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche disponibili presso la comunità preistorica dell'isola». C’è da alcuni anni un progetto per far diventare tutti i nuraghi e tutti i resti di quell’antica civiltà, di cui sono il simbolo, Patrimonio dell’umanità. 

Nel frattempo, questo insieme ricco e complesso di luoghi, opere e significati è diventato fonte d’ispirazione per artisti e intellettuali ormai da alcuni decenni e con continuità. La mostra L’Onda nuragica. Arte, artigianato e design alla prova della Preistoria, proposta nel 2024 a Sassari da Giuliana Altea, Antonella Camarda e Luca Cheri, ha esplorato l’influenza della civiltà nuragica e prenuragica sull’arte e la cultura in Sardegna nel Novecento e negli anni Duemila, attraversando pittura, scultura, architettura, design, artigianato. Uno sguardo a tutto campo, che porta l’attenzione su orefici, artigiani, scultori, pittori come Mauro Manca e Ausonio Tanda per i quali questa ispirazione fu un passaggio importante di un percorso e di un’esplorazione che ha attraversato ambiti e tendenze diverse.

Un rapporto molto forte ed esplicito con il territorio lo ha stabilito l’Arte relazionale di Maria Lai, che con i suoi tessuti e la sua capacità di creare connessioni ha coinvolto nel 1981 l'intera comunità di Ulassai nella straordinaria azione artistica denominata Legarsi alla montagna, in cui anche passato e presente si incontravano: 27 chilometri di nastro di stoffa azzurro per stringere ogni casa del paese alle altre e alla montagna, reinterpretando una leggenda locale. Fra coloro che contaminarono la loro esperienza, fortemente caratterizzata da una dimensione internazionale, con riferimenti alla civiltà nuragica e alle tradizioni sarde, spicca di certo Costantino Nivola, amico e collaboratore di Le Corbusier, con le sue Madri, i suoi Costruttori e i suoi Antenati

Ma gli artisti che hanno condiviso e interpretato questa eredità sono davvero molti. Un caso molto particolare e suggestivo è quello dello stilista Antonio Marras, che affrontando il suo percorso nell’universo globale della moda ha mantenuto un profondo legame con la Sardegna e i suoi simboli, inserendo spesso il tema dei nuraghi nelle sue creazioni. Per presentare la collezione Autunno/Inverno 2020-2021 ha portato modelle e abiti nell’area archeologica di Barumini dove è stato realizzato, con la regia di Roberto Ortu, un cortometraggio presentato alla Milano Fashion Week e in altre occasioni di respiro internazionale. Un’esperienza singolare che dimostra come sia possibile legare le diverse forme di creatività all’eredità del passato e alla realtà, in continua trasformazione, del presente.