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Il Loden: icona di stile dalle Alpi alla Royal Family

<h2>Il Loden: icona di stile dalle Alpi alla Royal Family</h2>

Pensai, scrive Enderer, da adesso in poi non dici più nulla del loden, dimentichi il loden, pensai, basta con il loden, ma mi ero appena proposto di non parlare più del loden di Humer, di dimenticare il suo loden, di cancellare il loden, che il loden e nient’altro che il loden continuava a occupare la mia mente.

Thomas Bernhard, Il loden, 1988

 

Caldo, morbido, duraturo: queste sono le caratteristiche che hanno favorito il successo del Loden, un tessuto di lana cardata, tipico del Tirolo, dalla struttura compatta e lavorato in modo da favorire lo scorrimento della pioggia fino a renderlo praticamente impermeabile; con lo stesso nome vengono identificati gli abiti e in particolare i cappotti realizzati con questo tessuto.

Fin dal Medioevo questo tessuto era prodotto da pastori e contadini che vivevano nel Tirolo e ci sono tracce del suo utilizzo che risalgono addirittura all’XI secolo: serviva per confezionare abiti semplici, adatti al lavoro e in generale alle attività all’aperto, che proteggevano dal freddo dell’inverno, utilizzando la lana grezza delle pecore tirolesi. Il colore non aveva nulla a che fare con il verde che istintivamente associamo ai cappotti Loden. Infatti, il tessuto non veniva tinto e quindi manteneva il colore originario della lana, oscillando di fatto fra il grigio scuro e il grigio chiaro. A partire dal XVIII secolo, anche i contadini, ispirandosi alla moda dei ceti superiori, inserirono delle colorazioni e migliorarono la confezione dei loro abiti arricchendoli di decorazioni, ma solo per quelli indossati nelle occasioni di festa: l’abito da sposo, per esempio, era in Loden. Questi costumi tradizionali, diversi nelle singole località, erano comunque costosi rispetto al generale tenore di vita e quindi ognuno se ne poteva permettere uno solo per tutta la vita e lo conservava con estrema cura.

L’evento che cambia la storia di questo panno e segna la nascita del cappotto Loden per come lo conosciamo oggi, avviene verso la fine del XIX secolo ed è in parte fortuito. La fabbrica di Loden Moessmer confezionò per l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria un mantello bianco in cui, insieme al tessuto tipico tirolese, era impiegata anche la lana Merino. Il capo d’abbigliamento fu molto apprezzato dal sovrano e da tutta la Corte, così i cappotti Loden, indossati soprattutto in occasione di battute di caccia o escursioni in montagna, divennero rapidamente di moda fra l’aristocrazia austro-ungarica. Il grigio fu all’inizio abbandonato per essere poi recuperato anni dopo, ma furono sperimentati diversi colori, come il rosso, il bianco e il nero. Il verde, utilizzato perché permetteva di essere meno visibili alle possibili prede durante la caccia, si affermò definitivamente nel Novecento con l’ormai classico Loden Green (18-0422 TCX sul sito di Pantone).

La piena affermazione del Loden come icona della moda avviene negli anni Sessanta e Settanta, quando questo tipo di cappotto diventa una sorta di segno di appartenenza a una élite colta e raffinata, che fa una scelta di sobria eleganza. Un motivo del successo è anche quello di trovare posto nel guardaroba sia degli uomini sia delle donne, di essere pienamente genderless. Tra coloro che lo hanno indossato abitualmente ricordiamo Rudolf Nureyev, Helmut Berger, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Audrey Hepburn e Lady Diana. La famiglia reale inglese su questa preferenza non ha conosciuto divisioni: era il capo d’abbigliamento preferito dal principe Filippo di Edimburgo ed Elisabetta II, in occasione dei suoi 96 anni, si è fatta ritrarre con il Loden Edinburgh Green, proprio il modello preferito dal marito da poco scomparso, in una sorta di silenzioso omaggio. Il Loden ha trovato posto anche nel mondo della creatività e dell’arte. Ad esempio, è rimasto nell’immaginario collettivo il Loden indossato da Ralph Fiennes nel capolavoro di Anthony Minghella Il paziente inglese

Per celebrare il lungo cammino del Loden, Heiner Oberrauch, proprietario dei negozi Oberrauch Zitt, ha creato nel 1999 il Museo del Loden a Vandoies, in Val Pusteria. Un luogo molto particolare, dove si intersecano il museo vero e proprio, la manifattura e un punto vendita. Si possono quindi conoscere gli strumenti tradizionali e le varie fasi di produzione, dalla tosatura al confezionamento dei capi e seguire il lungo viaggio del cappotto Loden, che continua a rinnovarsi nel solco della tradizione e non conosce tramonto.

 

Crediti della foto
Courtesy of Oberrauch Zitt, Museo del Loden.