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Carta Fabriano, carte d’artista

La carta di Fabriano ha una lunga storia, densa di rispetto per la tradizione ma anche di capacità di innovare e qualificare un prodotto come la carta; un percorso che ha consentito a Fabriano di conquistarsi il titolo di ‘città della carta’ per eccellenza. 

Non è facile ricostruire gli esordi di questa avventura tra manifattura e creatività: la prima traccia risale comunque al 1264 ed è un documento del comune di Matelica che registra l’acquisto di quaderni di carta di Fabriano. Fin dal XIII secolo i cartai fabrianesi si distinsero per la loro capacità di introdurre importanti trasformazioni delle tecniche di lavorazione che portarono questo prodotto, nato in Cina e ampiamente diffuso dagli Arabi, verso quella che definiamo la carta occidentale. Novità che nascono dal tentativo, riuscito, di migliorarne la qualità. Nel 1231, infatti, l’imperatore Federico II di Svevia aveva vietato la carta per gli atti ufficiali nel Regno di Sicilia, a causa della sua fragilità e scarsa durata rispetto alla tradizionale pergamena, caratteristiche che ne ostacolavano una più ampia diffusione. Per meglio conservare e rendere impermeabile il foglio, i cartai di Fabriano introdussero la collatura con gelatina animale; così come importante fu l’invenzione del molino a magli, mosso idraulicamente, che sostituì nella preparazione della pasta gli antichi mortai usati dai cinesi e poi dagli arabi. Applicarono inoltre segni in filigrana, che consentivano di individuare il nome del fabbricante e contrassegnare le tipologie di carta, mediante lettere alfabetiche, numeri, simboli. Fu grazie a questa continua spinta verso l’innovazione che Fabriano divenne la culla della carta in Europa; un’attitudine che, nel corso dei secoli, ha permesso di affrontare i cambiamenti introdotti dal crescere della concorrenza nazionale ed europea e dalle inevitabili trasformazioni del processo produttivo. Nel 1782 Pietro Miliani fondò le Cartiere Miliani Fabriano che hanno sempre rappresentato la ricerca della qualità anche nell’epoca dell’industrializzazione.

Questa singolare vicenda di continuità nell’eccellenza si intreccia con la vita quotidiana di moltissime persone, con la storia e con l’arte. La carta Fabriano è stata utilizzata infatti da grandi artisti e da numerosi personaggi storici, anche se non sempre è stato facile documentarlo. Recenti studi, realizzati dalla Fondazione Fedrigoni Fabriano, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello Sanzio, celebrato nel 2020, hanno permesso di riscontrare una corrispondenza tra le filigrane utilizzate da Raffaello e quelle prodotte a Fabriano. La carta di Fabriano era considerata durante il Rinascimento un materiale di estrema qualità e prestigio e gli artisti dell’epoca la impiegavano abitualmente, per disegni, prove e scritture. Questa ricerca su Raffaello ha rappresentato un passo significativo nel campo degli studi filigranologici che consentono di conoscere meglio le opere dei grandi maestri, ad esempio attraverso l’analisi dei fogli di studio che, per la loro natura ausiliaria, finora sono stati spesso trascurati. Non soltanto Raffaello usava carta di Fabriano: tra i grandi dell’epoca, anche Michelangelo, come dimostra la lettera a Niccolò Della Buca, del 31 luglio 1514, conservata a Firenze presso l’Archivio Buonarroti.

Ma la lista delle personalità che si sono servite della carta Fabriano è ricca e composita e ne possiamo ricordare qui solo alcune: Giacomo Leopardi, Giovanni Battista Piranesi, Ludwig van Beethoven, Giuseppe Garibaldi, Gabriele D’Annunzio, e, in tempi più recenti, Federico Fellini, Sonia Delaunay, Georgia O’Keeffe, Francis Bacon e Keith Haring. Questo rapporto con il materiale si è espresso spesso in modo singolare. Ludwig Van Beethoven ha utilizzato una carta di dimensione insolita siglata in filigrana PM, quindi prodotta da Pietro Miliani, delle Cartiere Miliani Fabriano, per lo spartito della sua Opera 96, sonata per violino, molto più grande del formato abituale, una rarità nel suo genere. Di Giuseppe Garibaldi è stata invece trovata una lettera spedita da Caprera il 30 settembre 1873, quando era ormai piuttosto anziano, all’anarchico Errico Malatesta, allora diciannovenne. Georgia O’Keeffe, la grande pittrice statunitense, realizzò diverse opere su carta Fabriano, soprattutto nei fulminanti esordi del suo percorso, quando utilizzava il carboncino e l'acquerello. Federico Fellini amava disegnare i personaggi delle sue opere prima dell’inizio delle riprese, per entrare nella visione o, come amava dire, «guardare il film in faccia»: disegni realizzati spesso con carta Fabriano. Tom Phillips, artista visivo inglese scomparso nel 2022, ha usato per molti anni la carta Fabriano con cui ha realizzato anche una delle sue opere più conosciute, l’imponente Rima’s Wall, disegnata con carboncino e pastelli su otto grandi fogli. Un legame particolare quello di Phillips con la materia prima utilizzata, di cui rimarcava le caratteristiche peculiari: «Il più grande disegno che abbia mai fatto è su Fabriano. È il mio miglior disegno. È una carta molto resistente, con una ruvidità ottimale». 

Un episodio singolare ha come protagonista Francis Bacon: nelle prime occasioni in cui si servì della carta Fabriano, il pittore irlandese era solito tagliare via i marchi in filigrana, credendo che si trattasse di pubblicità. Poi, avendo compreso il senso di quella tradizione, smise di farlo. La filigrana del resto è come quella parte di noi che subito non appare: bisogna cercarla, e illuminarla, nonostante caratterizzi fortemente la nostra identità.

 

Crediti della foto 
Carta con filigrana artistica dell’Autoritratto di Raffaello realizzata dai mastri cartai di Fabriano (1504-06) ; courtesy of ©️ Fondazione Fedrigoni Fabriano.