CARRELLO 0

No more products available for purchase

Add order notes
Subtotal Free

View cart
Shipping, taxes, and discount codes are calculated at checkout

Your Cart is Empty

Tessere è umano: Isabella Ducrot al Museo delle Civiltà di Roma

E poi comunque / questo doversi sempre intersecare / non è già questo un dramma, il dramma appunto /dello stato coniugale? / Straccio o broccato, / ogni tessuto è dunque il risultato / di questo stringersi costretti insieme / da un progetto il cui concepimento è dato / solo all'ingegno umano: un matrimonio / che mai in natura potrebbe avere luogo. / Prendete il ragno, poveraccio. Imbroglia, / il ragno mica tesse, il ragno incolla.

Patrizia Cavalli, Tessere è umano, in Datura, Einaudi, Torino, 2013


La tessitura è un’attività che accompagna l’essere umano sin dagli albori del suo sviluppo; se ne trovano tracce risalenti al Neolitico, ma non si esclude che fosse una competenza presente già nel Paleolitico; nata dall’esigenza pratica di ripararsi dal freddo, si carica ben presto di significati e di simbologie, diventa un’arte e tanto è connaturata all’esistenza umana che ‘invade’ l’immaginario poetico e narrativo, produce divinità, contamina il linguaggio. Presso i Sumeri la dea della tessitura Uttu era rappresentata come un ragno che produceva la tela della vita; nella mitologia greca Atena Ergane, protettrice del lavoro artigianale, sfidata da Aracne in una gara al telaio trasforma quest’ultima in un ragno; e poi ancora ricordiamo le Moire greche e le Parche romane, inesorabili filatrici del destino di ognuno, Arianna e il suo filo, Penelope e l’astuzia della tela fatta di giorno e disfatta di notte a fermare il tempo; e se pensiamo a quante metafore legate a questa attività o comunque ad essa connesse fanno tuttora parte del nostro parlare (la trama di un racconto, il tessuto urbano, dare filo da torcere, tessere le lodi, tirare le fila, fare la spola, il filo del discorso, ricucire un rapporto, avere stoffa, ricamarci sopra) ci rendiamo conto di quanto essa sia davvero quanto di più umano si possa immaginare. Parte proprio da questo assunto la mostra TESSERE È UMANO. Isabella Ducrot… e le collezioni tessili del Museo delle Civiltà, visitabile fino al 16 febbraio 2025 presso il Palazzo delle Arti e Tradizioni popolari di Roma.

 

Una iniziativa del Museo delle Civiltà che permette di attraversare i linguaggi e le culture della tessitura ponendole in relazione con le opere dell’artista Isabella Ducrot (Napoli 1931) che è entrata in dialogo con il patrimonio di abiti, accessori, stoffe cerimoniali custoditi nel museo, dall’archeologia preistorica alle arti e tradizioni popolari italiane, con tutto il loro portato di sistemi di pensiero, simbologie, narrazioni e rituali di culture di tutto il mondo e di epoche lontane. Materiali che testimoniano come un tessuto sia una rigorosa struttura fisica che, ancor prima di rappresentare un elemento funzionale o decorativo, esprime con il suo intrinseco, materico linguaggio, aspetti peculiari e universali delle diverse culture. I tessuti in mostra, provenienti da tutte le collezioni del Museo delle Civiltà, raccontano la storia del museo e delle sue relazioni e insieme pongono in connessione esperienze umane lontane fra loro nello spazio e nel tempo: sono infatti manufatti che vanno dai frammenti che risalgono all’Età del Bronzo, parte delle Collezioni preistoriche, ai tessuti precolombiani, dalle stoffe etiopi e congolesi del XIX e XX secolo ai tessuti cinesi della dinastia Qing, consentendoci di avvicinarci a materiali e tecniche elaborati nel corso dei secoli per rispondere alle diverse esigenze, pratiche o spirituali. Presenti anche abiti da lavoro e indumenti di uso quotidiano oppure festivi, per la maggior parte realizzati in Italia tra la fine del XIX e il XX secolo, che fanno parte delle Collezioni di arti e tradizioni popolari.

Si attraversano differenze e punti di raccordo, si scoprono connessioni seguendo (letteralmente) il filo che percorre e segna lo sviluppo dell’essere umano. Una grande ricchezza di suggestioni che si interseca con la ricerca di Isabella Ducrot: per questa grande artista il tessuto è la traccia materiale dove si deposita la storia umana e può diventare il tramite fra culture diverse, un possibile contatto con gli altri e con l’Altro, il divino. Ducrot ha viaggiato a lungo, soprattutto in Oriente, e ha sviluppato un particolare interesse per i prodotti tessili di Paesi come la Cina, l’India, la Turchia, studiandone le diverse tradizioni. Con il tempo ha messo insieme una preziosa raccolta di manufatti rari, di interesse storico e antropologico, e su questa base si è sviluppato un percorso di ricerca artistica che prevede l’uso di materiale tessile per realizzare le opere. Ducrot ha partecipato alla Biennale Arte di Venezia nel 1993 e nel 2011, ha fabbricato fondali per palcoscenici, concerti e balletti, ha ideato nel 2005 i mosaici della stazione Vanvitelli della metropolitana di Napoli; nel 2008 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha ospitato la sua personale Variazioni e nel 2022 ha partecipato ad Art Basel; al 2023 risale l’opera Ricordo di una trama, realizzata nell’ambito del progetto Treccani Arte/MAXXI. Il suo saggio La matassa primordiale del 2008 è stato arricchito da una composizione inedita della poetessa Patrizia Cavalli, Tessere è umano, versi che hanno ispirato il titolo della attuale mostra proposta dal Museo delle Civiltà. Mettendo in un unico percorso opere africane, americane, asiatiche, europee e oceaniane di diverse epoche, integre o a brandelli, a fianco delle proprie e quelle di altri artisti, Ducrot ‘cuce’ insieme un tessuto, solido e al tempo stesso ideale, che ci consente di viaggiare nel tempo e nello spazio.

 

Crediti della foto
Isabella Ducrot. Courtesy Museo delle Civiltà. Foto © Margherita Villani