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Gorizia e Nova Gorica: cultura oltre i confini

Nonostante il confine che divide il territorio fra Italia e Slovenia, Gorizia e Nova Gorica sono profondamente unite e sono arrivate a presentarsi come un unicum in quanto Capitale Europea della Cultura 2025, insieme alla tedesca Chemnitz. Alle spalle c’è la storia complessa di una città divisa in due, luogo di confine e teatro di conflitti, fra cui la ‘maledetta’ battaglia del 1916, con il suo altissimo numero di vittime.

Adesso Gorizia e Nova Gorica sono soprattutto luogo di incontro e di scambio, in grado quindi di proporsi come Capitale della cultura transfrontaliera. Un esito tutt’altro che scontato e frutto di un lungo e complesso percorso. Il destino di Gorizia, nell’epoca della guerra fredda, fu paragonato a quello di Berlino; nel 1947 il nuovo confine tra Italia e Jugoslavia venne infatti tracciato dividendo in due il territorio e addirittura la piazza Transalpina. Attraversata dal cosiddetto Muro di Gorizia, la piazza diventò uno dei simboli della separazione politico-ideologica dell’Europa in quegli anni. In questo contesto si sviluppò un’area che prima non era abitata, Nova Gorica, che conobbe una rapida crescita negli anni Cinquanta e Sessanta, divenendo in qualche modo un emblema delle potenzialità della Jugoslavia socialista.

Le cose sono molto cambiate con l’indipendenza della Slovenia, la sua adesione all’Unione Europea nel 2004 e all’area di Schengen nel 2007. Ma i percorsi giuridici si consolidano quando accompagnano processi culturali e di reale vicinanza fra le persone, tali da rendere il termine stesso di 'confine' desueto e privo di senso: l’occasione del 2025 sarà un’opportunità per procedere in ‘direzione ostinata e contraria’ rispetto a ogni risorgente nostalgia di muri e di barriere con filo spinato volti a proteggere inviolabili frontiere, con la piazza Transalpina come epicentro degli eventi in programma.