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Il marmo che veniva dall’antica Luna

Il luminoso passato di Luni è poco conosciuto a livello nazionale, nonostante la storia di questo centro sia di straordinario interesse e abbia lasciato segni importanti nel suo territorio. Qui, vicino all’attuale confine tra Liguria e Toscana, presso la foce del fiume Magra, i Romani fondarono nel 177 a.C. una colonia a cui misero il nome di Luna.

I conquistatori avevano faticato molto per estendere il loro dominio su queste terre, a causa della tenace resistenza che le popolazioni Liguri-Apuane opposero per circa un secolo, a partire dal 280 a.C., ed erano dovuti ricorrere anche alla deportazione di massa, trasferendo quasi cinquantamila persone, uomini, donne e bambini, che vennero ricollocati forzosamente nel Sannio. Duemila coloni romani ripopolarono parzialmente l’area, a partire proprio dal porto di Luna; la scelta del nome per il nuovo insediamento deriva, molto probabilmente, dalla sua consacrazione alla dea romana Luna, anche se è difficile stabilirlo con certezza, in quanto è stata considerata spesso non un’entità separata ma una delle forme assunte da Diana e da Giunone. Dato che Diana era la divinità dei luoghi incolti e delle paludi, non si può escludere che l’origine del nome sia da associare al terreno paludoso che circondava la colonia. 

Luna nel corso del tempo diventò un municipio romano e conobbe un periodo di grande prosperità, legata all’estrazione e al commercio del marmo: i giacimenti vennero individuati alcuni decenni dopo la conquista romana, ma lo sviluppo fu davvero impetuoso. Le cave attive in quell’epoca comprendevano i bacini marmiferi che hanno fatto la storia del marmo che noi conosciamo come ‘di Carrara’: il bacino di Torano (cave di Mandria e del Polvaccio), quello di Miseglia (cave di Canalgrande, Fantiscritti e Tagliata) e quello di Colonnata (cave del Bacchiotto, di Calaggio, di Gioia, di Fossa Ficola e di Fossacava). 

Nei pressi delle cave si svilupparono i primi villaggi in cui risiedevano gli addetti ai lavori, insediamenti che costituirono il nucleo più antico della città di Carrara. Con efficaci sistemi di ‘incuneamento’ e di ‘lizzatura’ i grandi blocchi di marmo estratto nelle Alpi Apuane venivano trasferiti nel porto di Luna da dove potevano raggiungere agevolmente Roma e altre località di destinazione. Venivano utilizzate le cosiddette navi lapidarie, costruite appositamente, oppure navi ordinarie su cui erano state approntate modifiche temporanee per favorire questa specie di trasporto. Il marmo prima di essere imbarcato veniva sottoposto a una prima sommaria lavorazione, effettuata di solito direttamente nella cava, un trattamento che aveva lo scopo di ridurre il peso del carico e di individuare imperfezioni nascoste. Tutte queste operazioni intervenivano in modo decisivo sul costo complessivo e il marmo da utilizzare per le opere pubbliche veniva scelto anche a partire da questi criteri. Luna offriva ottima qualità di prodotto e facilità di trasporto. A partire da queste condizioni, il marmo che in seguito fu definito ‘di Carrara’ veniva chiamato dagli antichi ‘marmo di Luna’, in quanto aveva transitato in quel porto. 

L’utilizzo di questo materiale pregiato aveva certamente per Roma un valore estetico ma anche un importante significato simbolico, in quanto conferiva autorevolezza e prestigio politico: come ricorda Svetonio, Augusto si vantava di aver trasformato Roma da città di mattoni a città di marmo. Si creò nel tempo un legame diretto tra gli imperatori e i luoghi dove il marmo veniva estratto oppure transitava; con Tiberio, gli imperatori assunsero il controllo diretto delle cave, diventandone, da un punto di vista giuridico, i proprietari. 

Il contributo del marmo delle Alpi Apuane all’immagine complessiva della Roma imperiale fu rilevante: fu utilizzato, ad esempio, nella edificazione dell’Ara Pacis Augustae e della Colonna Traiana e impiegato per il fregio del Tempio di Apollo Sosiano. Ma molto interessante fu anche il percorso di riqualificazione di Luna promosso da Augusto, Tiberio e Claudio, utilizzando la pietra locale. La città si dotò di edifici prestigiosi e imponenti: il foro, il teatro, il Campidoglio, l’anfiteatro fuori le mura. Fu inoltre ampliato il tempio di epoca repubblicana dedicato alla dea Luna, anche se poi il declino dell’impero coinvolse questi luoghi che ne avevano condiviso in qualche modo l’ascesa.

L’area di Carrara e di Luni ebbero quindi un ruolo rilevante nella storia e nella costruzione dell’immagine pubblica dell’Impero romano; i resti archeologici di questo passato, a partire dalle cave stesse, introducono a una storia affascinante che vale la pena di conoscere e di approfondire.