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Contemporanea, una mostra underground

<h2>Contemporanea, una mostra underground</h2>

Sono le cose che non conoscete che cambieranno la vostra vita.

Wolf Vostell, manifesto della mostra Contemporanea
realizzata nel parcheggio sotterraneo di Villa Borghese (novembre 1973 – febbraio 1974).

La mostra Contemporanea ha rappresentato un passaggio fondamentale nella storia espositiva italiana e internazionale, per un insieme di motivi che hanno contribuito a farne un evento senza precedenti e molto difficile da replicare: il dialogo tra diversi linguaggi artistici, la qualità e quantità delle presenze con quarantacinque artisti europei e quarantacinque artisti americani, l’originale impostazione complessiva, l’apertura alla società e alle sue istanze, la singolare ambientazione nel gigantesco parcheggio sotterraneo di Villa Borghese. L’esposizione ebbe sicuramente degli straordinari protagonisti, ma fu anche punto di arrivo e di rilancio dei movimenti collettivi e delle tensioni di un’epoca che voleva ancora provare a creare, o almeno immaginare, un futuro diverso. 

L’avvio di quel percorso fu piuttosto casuale, ma il contesto era fecondo e ricco di personalità ‘vulcaniche’, come dimostra l’iter dell’altra grande mostra Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960/70, che precedette Contemporanea e a cui quest’ultima fece da contraltare in una dimensione internazionale. Graziella Lonardi Buontempo e Francesco Aldobrandini cercarono di coinvolgere un gruppo di artisti e intellettuali, di cui facevano parte Achille Bonito Oliva, Fabio Mauri e Piero Sartogo, nell’organizzazione di una mostra d’arte contemporanea a Capri. Un sopralluogo nell’isola li convinse però a rinunciare all’idea e, così, Lonardi Buontempo venne provocatoriamente invitata a organizzare la mostra a Roma, al Palazzo delle Esposizioni. L'obiettivo sembrava irrealizzabile, ma la mecenate e collezionista prese estremamente sul serio quella sfida e, con i suoi contatti e con la sua intraprendenza, riuscì a ottenere la prestigiosa sede per organizzare l’evento, nonostante lo scetticismo dei principali critici italiani, quali Giulio Carlo Argan, Maurizio Calvesi e Alberto Boatto.

Vitalità del negativo fu realizzata grazie all’impegno di un piccolo ente privato come Incontri Internazionali d’Arte, che la stessa Graziella Lonardi Buontempo aveva costituito. Parteciparono numerosi artisti che erano già protagonisti dell’arte d’avanguardia o lo sarebbero presto diventati: Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Alberto Biasi, Alighiero Boetti, Davide Boriani, Enrico Castellani, Gianni Colombo, Jannis Kounellis, Gino Marotta, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto. La maggior parte di loro era vicina alle sensibilità dell’Arte Povera o dell’Arte Concettuale, con una forte presenza della generazione nata negli anni Trenta, e molti lavorarono direttamente sul posto.

Dopo questa esposizione tutta italiana, il passaggio successivo di Incontri Internazionali d’Arte, in corrispondenza al proprio nome, fu quello di organizzare sempre a Roma una grande mostra internazionale di arte contemporanea. Il gruppo che comprendeva Lonardi Buontempo, Bonito Oliva e Bruno Corà lavorò a questa difficile impresa per mesi con l’intento di coinvolgere artisti e intellettuali di diverse discipline, anche molto lontane fra loro. La scelta della location non fu casuale. Naturalmente c’era l’esigenza di uno spazio grande ma, come ricorda Lonardi Buontempo, «non c’è dubbio che l’aspetto underground del garage diede alla mostra la sua forma simbolica». Il parcheggio era stato appena terminato: Luigi Moretti, che lo aveva progettato e ne aveva guidato la realizzazione tra il 1966 e il 1973, non riuscì a vedere l’opera completata a causa della sua morte improvvisa nell’agosto del 1973 e dunque la direzione del cantiere passò all'architetto Paolo Cercato, che ne guidò l’ultima fase. 

Un grande spazio per grandi ambizioni: Contemporanea si misurò con l’obiettivo di mettere tutte le arti a confronto, e furono quindi istituite delle sezioni tematiche, ciascuna con dei curatori di riferimento. Bonito Oliva era il curatore della sezione Arte, affiancato da Fabio Sargentini per Musica e Danza, Daniela Palazzoli per Fotografia, Alessandro Mendini per Architettura e Design, Giuseppe Bartolucci per Teatro, Paolo Bertetto per Cinema, Mario Diacono per Poesia visiva, Yvon Lambert e Michel Claura per Libri e dischi d’artista, Bruno Corà, Leietta Gervasio e Paolo Medori per Informazione alternativa, Piero Sartogo per il coordinamento dell’immagine. 

La mostra ebbe un forte impatto e una notevole presenza di pubblico fin dall’inaugurazione, con una straordinaria partecipazione di artisti. La sezione Arte fu tematizzata per iniziativa di Bonito Oliva in Linea analitica (che comprendeva fra gli altri Louis Cane, Dorothea Rockburne, Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Enrico Castellani, Christo), Linea processuale (con Lothar Baumgarten, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pino Pascali, Mario Merz) e Linea sintetica (Urs Lüthi, Gino De Dominicis, Vettor Pisani, Gilbert & George, Vito Acconci, Jannis Kounellis, Joseph Beuys, Fluxus, Wolf Vostell, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, Mimmo Rotella). Nell’area aperta, Marina Abramović proponeva la performance Rhythm 10 in cui vibrava colpi di coltello fra le proprie dita. Emblematico, nell’ambito dell’evento, fu anche l’’impacchettamento’ dei quattro archi di Porta Pinciana con cui Christo, allora agli esordi, coprì il tratto delle Mura Aureliane tra Villa Borghese e via Veneto con un tessuto in polipropilene e corde in dacron. Una grande opera d’arte, impossibile da ignorare, che dialogava con il territorio ed evidenziava, nascondendola, una delle strutture che dà forma alla città. 

Si registrò un grande coinvolgimento del pubblico anche nelle altre sezioni, in particolare danza e teatro; ospiti illustri e al tempo stesso non convenzionali affollarono la sezione di Informazione alternativa, a cui parteciparono fra i tanti Pio Baldelli, Franco Basaglia e Umberto Eco, ma anche circoli militanti, collettivi femministi e studenteschi. Soprattutto i temi sollevati da quest’ultima attirarono, secondo gli stessi organizzatori della mostra, l’ostilità del potere politico. Fu questo uno dei motivi per cui naufragò l’idea di costruire in quel posto uno spazio espositivo permanente. Nella memoria collettiva, Contemporanea è rimasta però come un’esperienza significativa, specchio di quell’epoca e della sua felice e disperata ricerca di nuove strade creative.  

 

 

Crediti della foto
Christo e Jeanne Claude, The Wall, Wrapped Roman Wall, Contemporanea, 1974, Roma. Foto di indeciso42, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.