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L’Orecchio di Dionisio e la sua eco leggendaria

<h2>L’Orecchio di Dionisio e la sua eco leggendaria</h2>

I resti delle civiltà antiche non sono inerti, dialogano con la nostra attualità, ci pongono domande, ci invitano a riformulare le nostre e a svilupparne di nuove, consentendoci di rendere più ampia la nostra visione.

L’Orecchio di Dionisio è uno di quei luoghi antichi che, nel corso dei secoli, non ha mai smesso di suscitare interrogativi e alimentare la curiosità degli studiosi: da archeologici ad antropologi, da storici ad artisti. Questa grotta artificiale, situata sotto il Teatro Greco di Siracusa e scavata nel calcare, è alta circa 23 metri, larga dagli 8 agli 11 e profonda circa 65 e deve la sua fama alla sua eccezionale acustica. La conformazione del sito, infatti, simile a un padiglione auricolare, amplifica i suoni fino a sedici volte con un effetto così particolare da far sorgere dubbi sulla reale funzione che ne ha determinato la peculiarità. Le ipotesi sono diverse e ancor più numerose le leggende e le narrazioni che da qui hanno preso origine. Probabilmente si tratta di una cava che ha assunto questa forma soltanto perché si inseguiva una vena di notevole qualità, ma alcuni studiosi hanno ipotizzato che sia stata effettivamente utilizzata anche allo scopo di ampliare i suoni, ad esempio come cassa di risonanza per il teatro. 

Tra i tanti rimasti impressionati dall’effetto sonoro sorprendente di questa grotta troviamo Michelangelo Merisi da Caravaggio, a cui si deve l’appellativo di Orecchio di Dionisio. Durante il suo soggiorno a Siracusa, immediatamente successivo alla fuga da Malta, l’artista realizzò la celebre tela Il seppellimento di Santa Lucia e, per creare la giusta ambientazione per il dipinto, visitò diverse cave, definite localmente latomie, accompagnato dallo storico e archeologo siracusano Vincenzo Mirabella. Affascinato dagli effetti acustici, il pittore contribuì a rinominare il sito recuperando la leggenda secondo la quale la grotta sarebbe stata adibita a prigione dal tiranno di Siracusa Dionisio, affinché potesse ascoltare dall’alto le parole, le maledizioni e i complotti dei detenuti, amplificati dall’eco.

Il fascino del sito è incrementato dal contesto in cui è collocato: il Parco Archeologico della Neapolis comprende infatti testimonianze dell’Età del bronzo, la città antica con i suoi monumenti (Teatro, area del Ninfeo, Via dei Sepolcri, Santuario di Apollo, Ara di Ierone II e Anfiteatro romano), un’ampia area di latomie, la necropoli di Grotticelli e la chiesa di S. Nicolò ai Cordari. Ci sono dunque tracce stratificate delle civiltà che si sono succedute (greca, romana, normanna), dell’arte, della religione e del lavoro, con i cordari e i lavoratori delle cave, di solito schiavi o prigionieri.

La leggenda dell’Orecchio non ha riscontri attendibili, ma Dionisio il Vecchio (432-367 a.C.) fu effettivamente un personaggio che esercitò un enorme potere personale diventando - come spesso avviene - sospettoso e dominato dal timore di congiure, tanto da non fidarsi neanche di coloro che gli erano più vicini. Il suo fu un regno lungo e pieno di conquiste che lo portarono a dominare buona parte della Sicilia e nel corso del quale si pose come un difensore della civiltà greca contro i barbari (Cartaginesi, Italici, Etruschi). Egli fu anche un mecenate dedito a proteggere artisti e intellettuali e anche Platone si recò per la prima volta a Siracusa durante il suo potere, per poi tornarvi più volte solo in seguito. Nonostante i molti successi, Dioniso è però conosciuto soprattutto per la sua diffidenza verso tutto e tutti e per la sua crudeltà: è con questa caratterizzazione che infatti viene citato da Dante e da Petrarca. 

La leggenda legata all’ascolto dei prigionieri segregati nelle latomie, riportata anche da Diodoro Siculo e da Plutarco, rimanda all’esigenza diffusa fra i governanti e fra i tiranni di tutte le epoche di conoscere le opinioni dei sudditi e, soprattutto, degli oppositori. Il personaggio di Dionisio e il mistero del suo Orecchio hanno continuato a generare curiosità e interesse nel corso dei secoli, fino ai giorni nostri.

Per esempio, tra coloro che hanno ripreso questo mito nel Novecento, ricordiamo Italo Calvino con il suo Un re in ascolto, racconto dedicato all’udito e parte della straordinaria raccolta Sotto un sole giaguaro, uscita postuma nel 1984 con Garzanti. Il racconto era stato scritto nel 1982 e, in seguito, riadattato in libretto d'opera dallo stesso Calvino e musicato da Luciano Berio. I riferimenti a Dionisio non sono esplicitati, ma la vicenda è appunto quella di un re che per mantenere il potere sta sempre in ascolto di ciò che dicono sudditi e avversari. Tutta la sua vita precedente alla salita al potere è in fondo un’attesa di diventare re; ma presto anche regnare si trasforma in un’attesa: quella del «momento in cui sarai deposto, in cui dovrai lasciare il trono, lo scettro, la corona, la testa». Il re è prigioniero del suo stesso potere, non si muove mai dal trono, e l’ascolto è l’arma con cui difendersi, utile a scoprire i complotti e le insidie che si annidano proprio nella corte: «il palazzo è tutto volute, tutto lobi, è un grande orecchio in cui anatomia e architettura si scambiano nomi e funzioni: padiglioni, trombe, timpani, chiocciole, labirinti; tu sei appiattato in fondo, nella zona più interna del palazzo-orecchio, del tuo orecchio; il palazzo è l’orecchio del re». 

Con l’avvento degli anni Duemila, il fascino suscitato dall’Orecchio di Dionisio non è affatto scemato e anche il cinema si è lasciato ispirare da questo sito, tanto da sceglierlo come location del recente film Indiana Jones e il quadrante del destino, uscito nel 2023. Un’avventura in cui il protagonista Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford, ritrova nella tomba di Archimede una parte del ‘quadrante’, strumento grazie al quale è possibile viaggiare nel tempo, come dimostra il moderno orologio da polso indossato dallo scheletro del grande matematico. 

Come l’Orecchio di Dionisio, ci sono luoghi in cui l’eco di storie e culture passate non ha tempo: è ancora viva e si propaga fino a noi, invitandoci all’ascolto. 

Ascolta i suoni antichi della Sicilia e lasciati avvolgere da uno spettacolo sonoro unico nelle Catacombe di Santa Lucia di Siracusa con l’Esperienza Quintessenza di Sicilia.