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Il transatlantico dal design italiano

Poltrona Frau e il transatlantico Rex hanno compiuto un pezzo della loro rotta insieme, in un incrocio importante di eccellenze. Poltrona Frau è tuttora un’azienda attiva, orgogliosa del suo passato e proiettata nel futuro, l’avventura del transatlantico Rex è durata invece solo pochi anni, mentre tanti ne sono passati ormai dall’adagiarsi dei suoi resti su una spiaggia straniera. Nonostante questo, il suo profilo è ben saldo nell’immaginario collettivo: lo vedremo per sempre solcare sicuro il suo onirico oceano, al largo di Rimini, grazie all’ormai leggendaria sequenza del film Amarcord di Fellini.

Numeri importanti quelli del Rex, la più grande nave passeggeri di linea con bandiera italiana: era lungo 268,20 metri e largo 31, aveva una stazza lorda di 51.062 tonnellate e un pescaggio di 10 metri. Con 142.000 cavalli di potenza poteva sviluppare una velocità massima di 29,5 miglia orarie. Ed era una vera e propria città galleggiante: 756 persone di equipaggio che accompagnavano la traversata di più di 2.000 passeggeri. Dimensioni eccezionali, che contribuirono fin dall’inizio alla costruzione del suo mito: al varo, che si svolse nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente, il 1° agosto del 1931 alla presenza del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena, partecipò una grande folla, di circa 100.000 persone.

Il Rex è diventato il simbolo del periodo d’oro della cantieristica italiana; il carattere eccezionale della nave non era rappresentato soltanto dalle sue dimensioni. Il Rex impersonava anche il culto della velocità, come parametro estetico della modernità e principale lusso del mondo: un’acquisizione culturale del Futurismo diventata senso comune. La nave si sviluppava su dodici ponti, collegati tra di loro con ascensori e scale e il comfort dei passeggeri raggiungeva livelli molto elevati: le cabine di prima classe erano dotate di verande private e di aria condizionata; a disposizione dei viaggiatori due piscine esterne, una palestra, un cinema, un teatro, una banca, una libreria, uno studio per la fisioterapia, una chiesa, oltre a diversi negozi, tra cui barbieri e parrucchieri, e grandi ristoranti. A bordo era attiva anche una tipografia che consentiva la pubblicazione di un giornale chiamato Le notizie di mare. L’architetto Enrico Monti si occupò dell’arredamento interno, perseguendo una visione unitaria dell’insieme e selezionando marchi d’eccellenza per ottenere un risultato ispirato a un gusto classico, ma contaminato dalle istanze sia pratiche sia estetiche del suo tempo. 

Spicca per il suo contributo una già prestigiosa manifattura torinese dell'epoca: Poltrona Frau. L'azienda, fondata a Torino nel 1912 dal cagliaritano Renzo Frau, si era distinta fin dall’inizio per la ricercatezza dei suoi prodotti in pelle, che rielaboravano in modo originale le più avanzate esperienze del design europeo, inglese e francese in particolare. Poltrona Frau con il suo stile inconfondibile diventò rapidamente un’icona del lusso e i suoi prodotti negli anni Venti si affermarono nell’arredamento dei grandi alberghi e delle navi da crociera, fino a diventare dal 1926 fornitore ufficiale di Casa Savoia. La commessa per il Rex, giunta pochi anni dopo la morte del fondatore, quando l’impresa era diretta dalla vedova Savina Pisati, non fu quindi casuale, ma il naturale passaggio dell’ascesa di un’azienda di successo, divenuta maestra di stile, che contribuì a caratterizzare la raffinata eleganza degli ambienti.

Del resto, sulla rotta del Rex si incrociarono i destini e le denominazioni di tante aziende italiane, che si ispirarono sia al nome del transatlantico (come nel caso del noto marchio di elettrodomestici), sia a quello del premio per la più veloce traversata dell’Oceano Atlantico dall’Europa verso il Nord America, il Nastro Azzurro (che suggerì il nome della birra prodotta da Peroni), impresa realizzata dal Rex sotto la guida del comandante Francesco Tarabotto nell’agosto del 1933.

L’avventura del Rex durò solo otto anni: le tensioni internazionali e poi la guerra portarono alla sospensione delle traversate intercontinentali. Il transatlantico fu portato, per proteggerlo da eventuali attacchi, prima a Genova, quindi a Trieste e infine nel settembre del 1944, nella baia di Capodistria. Lì fu colpito dagli aerei della RAF arrecando danni ingenti, che portarono nel dopoguerra alla demolizione. La leggenda del Rex però sopravvisse alla precoce scomparsa della nave; un mito offuscato solo in parte dal legame della sua vicenda con il regime fascista, che lo considerava un simbolo della rinascita italiana. 

La realtà peraltro è più complessa: dal 6 marzo del 2024 l’intero equipaggio del Rex è ricordato nel Giardino dei Giusti di Milano per il ruolo svolto nell’aiutare gli ebrei perseguitati dal fascismo e dal nazismo a rifugiarsi negli Stati Uniti. Tra il 1933 e il 1940 numerosi ebrei intenzionati a lasciare l’Europa per sfuggire alle persecuzioni utilizzarono proprio il Rex, imbarcandosi a Genova o a Cannes, e ricevettero il pieno sostegno da parte dell’equipaggio e particolari attenzioni: a bordo erano infatti presenti anche un rabbino e un cuoco kosher, perché altrimenti molti avrebbero rifiutato i pasti serviti. Un’impresa che merita di essere ricordata e che assume un valore più duraturo dei record e delle vittorie.

 

Crediti della foto
Gli interni del transatlantico Rex; courtesy of Archivio Poltrona Frau Museum.